sabato, settembre 29, 2007

SONO FELICE PER TE...

Lo so che parlare di teatro in un contesto in cui in genere si discute di cazzate, sbevazzi, crapula e chi più ne ha più ne metta può stonare un pochetto... ma questa volta ne vale la pena.

Dopo l'esperimento riuscito alla grande dello scorso anno, torna in scena la compagnia teatrale più originale del mondo, composta da (alcuni) ragazzi del DAMS e (numerosi) detenuti del carcere di Marassi, che mette in scena


"Il viaggio metaforico continua con una storia scritta ed interpretata dai detenuti stessi, la maggior parte dei quali debutteranno per la prima volta in un teatro pubblico all’esterno della struttura carceraria.
Lo spettacolo, che mantiene la stessa struttura corale e musicale dello scorso anno, nasce dal lavoro svolto in più di un anno di laboratorio teatrale, nel corso del quale undici detenuti hanno avuto modo di prepararsi lavorando fianco a fianco con i professionisti dello spettacolo e gli studenti del DAMS.
Questa iniziativa rappresenta un autentico momento di integrazione tra il mondo della reclusione e il tessuto sociale della città, un’occasione in cui il carcere può essere vissuto non solo come fonte di conflitti o corpo estraneo, ma come apertura al mondo."

L'iniziativa è eccezionale e meritevolissima, i prezzi sono più che popolari e per una buona causa (12 Euro gli adulti); inoltre, magari a voi non fregherà nulla, ma per me è motivo di immenso orgoglio che la prima attrice sia una splendida giovane donnina di 11 anni che risponde al nome di Caterina Coli, e che è mia cugina e figlioccia, alla sua seconda esperienza teatrale dopo quella dell'anno scorso, sulla via per una splendida carriera da attrice.

Si va in scena al Teatro della Corte, il 5 e 6 Ottobre alle 11.00 e alle 20.30; ovviamente non ci saranno altre repliche e/o tournèè, visto che i detenuti escono dal carcere eccezionalmente e sotto massiccia scorta armata, soltanto per queste quattro occasioni, , e quindi l'evento è unico ed irripetibile.

A parte l'orgoglio di famiglia, vi assicuro che ne vale la pena.


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venerdì, settembre 28, 2007


THE SAFFRON REVOLUTION

Normalmente sono restio a parlare di politica, ma questa volta mi hanno fatto veramente incazzare.


In tutto il mondo, da anni, si protesta contro il regime birmano: nel 1962 il Partito Comunista locale prese il potere, e da allora non lo ha più mollato, guidando il paese con una giunta militare che è tra le più retrograde e brutali del mondo; nel 1988 c'è stata una prima rivoluzione, soffocata nel sangue, e nel frattempo nome del paese è stato trasformato da Birmania in Myanmar, e la città principale da Rangoon a Yangon; ma la sostanza non cambia.
Se ne discute da anni, in tutto il mondo, tranne che nei due luoghi dove notoriamente di politica internazionale si parla a vuoto, e quasi mai delle questioni veramente importanti: l'ONU e l'Italia.

L'ONU, che fa uscire periodicamente qualche documento di condanna di Israele, e che si era premurata di spendere qualche pagina del suo rapporto sui diritti umani di qualche anno fa sui fatti di Genova, sulla Birmania e su una delle più longeve dittature del mondo non ha niente da dire... per il semplice fatto che, come è noto a chiunque ne legga gli atti dal vivo, e non le versioni riportate dai giornali italiani, l'ONU è ostaggio e cassa di risonanza delle peggiori dittature: la Cina è nel Consiglio di Sicurezza, la giunta militare birmana è suddita del partito comunista cinese, quindi l'ONU contro la Birmania non dice "ba".

E l'Italia? Beh, si sa che in Italia delle dittature in giro per il mondo non se ne parla, se se ne parla bisogna parlarne bene (vedi Fidel e "la sanità cubana è la migliore del mondo", che è probabilmente la più grossa stronzata che circola sul globo), e se sono dittature di stampo socialista (vale a dire quasi tutte le dittature ancora presenti nel pianeta) meglio fare finta di niente e parlare della pena di morte negli USA o di quanto siano stronzi gli israeliani.

Vabbe', questa è la situazione che è andata per anni, e ormai ci siamo abituati: qui da noi chi si voleva informare su come andassero le cose in Birmania (cioè sempre peggio) doveva rivolgersi ai Radicali, oppure ai giornali esteri, e avrebbe saputo che, dopo il 1988, la situazione ha raggiunto un nuovo punto di rottura.
Il regime è più dispotico che mai; il Premio Nobel per la Pace (nonché leader del movimento di liberazione e unica rappresentante democraticamente eletta dal popolo Birmano), Aung San Suu Kyi, è agli arresti domiciliari da anni ed anni, e recentemente è stata trasferita direttamente in prigione, visto che i monaci iniziavano a radunarsi di fronte a casa sua; il paese è il primo produttore mondiale di metamfetamine, il secondo di oppio, la gente muore di fame ma il regime spende quasi tutto in armi dalla Cina e dall'India, e ha spostato la capitale da Rangoon (che è sul mare) ad una sperduta cittadina nell'interno, perché (parole loro), fosse più facilmente difendibile da un attacco degli USA.
Eh si, perché sti soliti stronzi di americani sono gli unici ad aver fatto e detto qualcosa contro la Birmania (anche se è un paese piccolo, con poche risorse, senza una posizione strategica particolarmente invitante), vale a dire sanzioni economiche, minacciando più volte un intervento militare che però è praticamente impossibile, visto che la Birmania e le isole vicine pullulano di basi militari cinesi.

Insomma, fino a poco tempo fa la situazione era questa, finché la tensione non è arrivata ad un punto di rottura, ed è partita la (seconda) "SAFFRON REVOLUTION", la "rivoluzione zafferano": come nel 1988, sono stati i monaci a prendere l'iniziativa, con manifestazioni pacifiche oceaniche che intendono proseguire finché non cadrà il regime.
Si chiama "rivoluzione zafferano" perché lo zafferano è il colore tradizionale dei monaci, ed è particolarmente significativa perché il "monaco" in quelle zone non è come il prete o il frate qui da noi: i ragazzi birmani, prima o poi, passano quasi tutti un certo periodo di monachesimo, è una specie di "servizio di leva" volontario; soltanto i capi del movimento monastico sono "di carriera", ma la grande massa dei monaci non è vincolata a vita: chiunque può fare il monaco, poi smettere la tunica e vivere da laico, ed in un secondo tempo, se vuole e quando vuole, ritornare a fare il monaco.
E' per questo che sono così tanti, così rispettati e così benvoluti dalla popolazione.
Ed è per questo che sono loro gli unici a fare paura al regime, che sta già iniziando con la repressione: per ora i morti sono "solo" qualche decina, ma presto il sangue ricomincerà a scorrere a fiumi.

Che cosa è cambiato, dal 1988, in Italia e nel Mondo? Beh, nel Mondo gli stati occidentali si sono resi conto, o stanno iniziando a farlo, che sull'ONU non si può più fare affidamento; la rivoluzione birmana, grazie al lavoro dei radicali e dei movimenti anti-totalitaristi, ha avuto molta più visibilità; grazie ad internet e ai mass media, la repressione violenta è molto più difficile da nascondere; la Cina, che sta tentando di darsi una sistemata in vista delle Olimpiadi, potrebbe non sostenere più i birmani con la stessa convinzione di prima, perdere il controllo su quel territorio potrebbe costargli meno caro che fare una clamorosa figuraccia internazionale difendendo il regime.
Insomma, alcuni segnali lasciano (moderatamente e timidamente) intuire che questa volta i birmani possano farla davvero finita con il regime.

Ed arriviamo all'Italia.
Di tutto questo, ovviamente, in questi anni nessuno ha saputo niente da giornali e telegiornali; piano piano si sta iniziando a parlarne, ma soprattutto c'è internet, ci sono siti e bloggers che non si sono mai filati la birmania neanche di striscio che iniziano a dire "W i monaci, abbasso il regime".
Tutto molto bello, nei giorni scorsi questa cosa mi aveva messo di buonumore.

Poi, stamattina, mi arriva un sms, poi ripreso dalle solite catene di email e dai soliti bloggers e siti che arrivano tardi, non capiscono un cazzo di niente, e si mettono a sputare sentenze travisando completamente la situazione. eccolo qui:
"In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people
around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please
forward!" (a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in
Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il
mondo, una maglietta rossa).

Ma... ma... ma come!
Per anni ve ne sbattete della Birmania e del regime.
Poi finalmente vi svegliate.
Fate un appello online.
E chiedete che il simbolo di questo appello sia

UNA MAGLIETTA ROSSA??????????????????

Ma perché!!!???
Tutto il mondo sa che il "colore" della rivoluzione pacifica dei monaci è lo zafferano!!! Se non hai nessun capo di abbigliamento mettiti qualcosa di giallo, o magari di arancione chiaro, ocra, terra di siena... ma perché mai si dovrebbe scegliere il rosso per manifestare solidarietà ad una popolazione oppressa da decenni da un regime comunista!!!
Ma si può?
E' come se negli anni trenta-quaranta negli altri paesi chiedessero di dimostrare solidarietà al popolo italiano e condanna per il fascismo invitando tutti ad indossare una camicia nera!!!

Se anche voi, come me, trovate disgustosa questa cosa, per favore... quando vi arriverà l'sms, o l'email, o quello che è... per favore, fatelo per me, mandate affanculo chi ve l'ha mandati.

FREE BURMA!

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mercoledì, settembre 26, 2007

ORDINARY PEOPLE



EXTRAORDINARY ABILITIES



l'attesa è stata lunga, ma Heroes è tornato... ecco una mia foto con il Dottor Suresh in persona (cliccate sulla foto per leggere meglio la targhetta)





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lunedì, settembre 10, 2007

R U ready for some football?


Per celebrare l'inizio della stagione NFL, un video che riassume in 6 minuti quello che è successo l'anno scorso.

PS: come on Frankie do your duty, lemme see you shake that booty.


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